I test salivari rappresentano una “metodologia valida” per il controllo a campione della diffusione del virus SarsCov2 nelle scuole, ma è chiaro che è fondamentale “testarli sul campo “. Ne è convinta Maria Rosaria Capobianchi, direttrice del Laboratorio di virologia dell’Istituto nazionale malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani’ di Roma, sottolineando come l’esperienza pilota condotta in alcune scuole del Lazio abbia dato risultati positivi.
La saliva, spiega Capobianchi all’ANSA, “utilizzata come campione sul quale effettuare l’analisi per rilevare la presenza del virus è equivalente al tampone naso-faringeo. Nel momento in cui il ministero della Salute approverà i test salivari a scopo di sorveglianza, questi potranno dunque essere utilizzati per la definizione dei casi Covid e per il loro conteggio, anche in ambito scolastico”. Una approvazione, secondo quanto annunciato dallo stesso direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, che dovrebbe arrivare a breve dal momento che tali test “sono affidabili ormai quanto il tampone”.
Vari studi, conferma Capobianchi, hanno infatti dimostrato la validità dell’utilizzo della saliva quale campione per le analisi. Quanto ai kit per realizzare il test, “vari sono allo studio. Fondamentale, però, è che abbiano il riconoscimento e la marchiatura CE”. Uno di tali test è già validato ed è stato appunto utilizzato per una sperimentazione-pilota nel Lazio. Lo scorso ottobre, all’inizio dell’anno scolastico, chiarisce la virologa, “abbiamo effettuato test salivari a campione in 5 plessi scolastici su circa 2000 alunni. La nostra esperienza ci dice che si tratta di una strategia accettabile ai fini del controllo della diffusione virale nell’ambiente scolastico”. Il test è infatti meno invasivo e più adatto ai bambini e ragazzi ed anche i tempi sono contenuti: “Nel progetto campione – spiega Capobianchi – i test salivari venivano effettuati nelle scuole al mattino e inviati in laboratorio. Nel caso in cui il test è positivo, viene effettuato per conferma un secondo test, antigenico o molecolare, ma utilizzando sempre il medesimo campione salivare. Entro il pomeriggio si è in grado di avere i risultati definitivi, in tempo per prendere dunque eventuali decisioni di sospensione della didattica in presenza se ci sono dei casi confermati di positività”.
Questi test rilevano quindi tracce del virus direttamente dalla saliva e, come per i tamponi, si suddividono in due categorie: test salivari molecolari e test salivari antigenici. I primi rilevano il materiale genetico del virus (ovvero la presenza nel campione dell’RNA del virus) e si basano su una particolare analisi (Pcr) effettuabile solo in laboratorio. I test salivari antigenici, invece, danno un risultato nel giro di una decina di minuti e vanno a rilevare le proteine di superficie del virus Sars-CoV-2 presenti nella saliva. In questo caso, però, la precisione del test è più bassa. Per questo, conclude Capobianchi, “si procede comunque alla conferma della positività con un ulteriore esame”.
di Manuela Correra